Informazioni sull'intervento di PAROTIDECTOMIA

CHE COS’E’

La ghiandola parotide è una ghiandola salivare maggiore del corpo umano e la sua asportazione non comporta problematiche della salivazione. 


La ghiandola parotide è suddivisa in due lobi e cioè due porzioni, una superficiale, più vicina alla pelle e una profonda, attaccata alle strutture e organi sottostanti. 


La suddivisione tra i due lobi è opera del nervo facciale, che passa nel contesto della ghiandola stessa, emergendo posteriormente come tronco unico e successivamente suddividendosi in numerosi rami principali e secondari. Il nervo facciale è il nervo che permette il movimento di tutta la muscolatura della metà della faccia corrispondente. 
 

A COSA SERVE

La parotidectomia serve a curare attraverso l’intervento chirurgico i tumori benigni o maligni della ghiandola parotide e le infezioni croniche, cioè non guaribili, della ghiandola parotide. 


COME SI ESEGUE 
L’INTERVENTO

L’intervento viene eseguito in anestesia generale. 
Viene effettuata una incisione a livello della loggia parotidea, detta “a baionetta”. La cicatrice risultante verrà in buona parte mascherata dalla piega dell’orecchio e dal contorno della mandibola. 


L’intervento può prevedere l’asportazione del lobo profondo e del lobo superficiale della parotide (parotidectomia totale), del solo 
lobo superficiale (parotidectomia superficiale o laterale) o del solo tumore contornato da tessuto ghiandolare sano (resezione extracapsulare). La scelta della estensione della resezione dipende dalle caratteristiche della formazione da asportare.

Il nervo facciale viene preservato in tutte le sue componenti, salvo casi rari di neoplasia maligna che coinvolge direttamente il nervo. Per rispettare l’anatomia e la funzione del nervo in tutti i casi si effettua il monitoraggio intraoperatorio elettromiografico, che produce su un monito un allarme sonoro e visivo quando il nervo viene sottoposto a compressione o trazione.   

In alcuni casi di neoplasia maligna, l’intervento di parotidectomia deve essere associato ad intervento di svuotamento linfonodale del 
collo che, per la complessità dello stesso e le sue numerose variabili, necessita di una spiegazione accurata e 
specifica da parte del personale medico. 


L’intervento si completa con il posizionamento di un drenaggio che verrà tenuto in sede per 2-4 giorni in media. 


ELEMENTI CRITICI

L’elemento critico principale è la presenza del nervo facciale, il cui danno può causare deficit (in genere transitorio, ma in alcuni rari casi permanente) della motilità dei muscoli mimici della faccia dal lato operato.

 POSTOPERATORIO

In sala operatoria il paziente viene medicato con una garza esterna che copre la ferita.  In prima giornata nei giorni successivi verrà medicato nell’ambulatorio di reparto.

I pazienti possono presentare un dolore moderato e un modesto gonfione della regione circostante l’intervento.

L’uso di antibiotici è utile per ridurre la morbosità postoperatoria, mentre per la prevenzione del dolore e del vomito postoperatorio antidolorifici e antiemetici

Il paziente può essere mobilizzato anche il giorno stesso dell’intervento. La degenza dura in media tre giorni. In seconda giornata vine in genere rimosso il drenaggio.

Al paziente verranno specificate alcune indicazioni da seguire nel post-operatorio, quali il riposo, la proibizione a usare farmaci che possono favorire il sanguinamento (ad esempio l’aspirina o altri FANS).

E’ prevista almeno una o più visite di controllo postoperatorie
che verranno programmate al momento della dimissione. I punti di sutura vengono rimossi in VIII-X giornata

Viene sempre eseguito un esame istologico della ghiandola parotide e della neoplasia o tumore operato. Dopo la 
refertazione dell’esame istologico, il paziente viene convocato per la consegna e per essere eventualmente inviato a controlli successivi o a terapie ulteriori. 


RISCHI E POSSIBILI COMPLICANZE

Da sottolineare sinteticamente la possibilità del deficit transitorio del nervo facciale, che più spesso predilige la porzione inferiore con difficoltà a muovere il labbro inferiore causando qualche disturbo estetico e talora difficoltà a soffiare, perdita di saliva notturna.

In alcuni casi di parotidectomia parziale di può verificare, a causa della produzione di saliva dalla ghiandola residua, un gonfione a livello della loggia parotidea che è necessario drenare, talora più volte in ambulatorio.

ALTERNATIVE 
ALL’INTERVENTO

Nel caso di patologia tumorale nessun’altra cura ha mostrato un successo adeguato o comunque sovrapponibile alla chirurgia. 


I tumori benigni possono evolversi in tumori maligni e causano delle conseguenze quali inestetismi e compressioni sul nervo facciale. 


I tumori maligni sono in alcuni casi estremamente aggressivi e necessitano spesso anche di trattamenti 
complementari (Chemio-Radioterapia) nel post-operatorio. In alcuni casi e in alcuni stadi di malattia la percentuale di sopravvivenza alla malattia è bassa, e l’intervento necessita di essere il più radicale possibile (sacrificio deliberato del nervo facciale). 


Nella patologia non tumorale, l’intervento viene deciso con il paziente per le complicanze croniche della malattia parotidea. 


Nel caso in cui il paziente rifiuti l’intervento o viene ritenuto a rischio anestesiologico in una neoplasia sicuramente benigna, controlli ambulatoriali frequenti possono monitorare l’evoluzione della malattia, che anche 
se benigna ha un rischio non trascurabile di trasformazione maligna. 


Nel caso di una neoplasia maligna l’astensione dall’atto chirurgico comporta una sicura prognosi infausta. 



Monitoraggio del facciale.pdf